Vania, chi è costei?
jonar garavatti
E’ la persona con cui dormo, mangio, discuto, parlo, cresco e vivo. Una delle cose che mi piace di più nel suo lavoro e nelle sue opere è questo non essere artista, non essere stravagante per forza, non voler a tutti i costi stupire con effetti speciali. Nel suo percorso è al tempo stesso determinata e curiosa, fantasiosa e insicura, dolce e concreta. Nel suo atelier gioiello è capace di cimentarsi in più opere contemporaneamente e quando ha energia, voglia di fare e realizzare è un fiume in piena. La notte si rigira nel letto e pensa a quello che dovrà fare, a come realizzarlo, come sperimentare quel materiale e come farlo suo. Non teme la fatica né la materia, si confronta con tutto; dai genitori ha imparato a osare e soprattutto a sporcarsi le mani ché tanto tempo per pulirle ce ne sarà sempre. Rispetta i suoi attrezzi di lavoro e forse intimamente ci parla. Il legno, il gesso, l’argilla, le tempere, la cera, la polvere sono i suoi arti fantasma, sono una continuazione del suo corpo e li plasma in mille maniere. Vania è sorridente, la grinta che possiede è notevole, ma a volte ha mal di pancia, spossatezza, paura e quando capirà finalmente che tutto ciò che ha se lo è meritato, saprà essere più serena. è un’esploratrice del materiali, soprattutto legati al passato, di tecniche antiche ma rivisitate nel moderno. è una guerrigliera del pennello, della motosega, dello scalpello, della carta vetrata. Se un materiale non è trito e logoro è aria fritta che non vale nulla. Io, che non sono un critico, nei suoi lavori vedo la Passione, che è il motore della vita, e quell’entusiasmo lo ritrovo nei suoi laboratori, coi bambini, con gli adolescenti, con gli adulti, con i ragazzi africani e quelli diversamente abili. Vedo questo fuoco nei suoi occhi quando mi guarda, e quando guarda i nostri bambini, e allora lì so, e anche lei sa, che l’opera migliore è stata fatta con il cuore e non con le mani.